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Giustizia: Consiglio Europa rigetta ricorso Italia, un anno per risolvere sovraffollamento

La Corte europea dei diritti dell’uomo rigetta il ricorso dell’Italia e conferma che dovrà entro un anno trovare una soluzione al sovraffollamento carcerario nonché risarcire i detenuti che ne sono stati vittime. Lo hanno reso noto all’Ansa fonti vicine alla Corte.La Corte europea dei diritti dell’uomo ha rigettato la richiesta del governo italiano per il riesame davanti alla Grande Camera del ricorso Torreggiani, contro il sovraffollamento carcerario. In base alla sentenza emessa lo scorso 8 gennaio dai giudici di Strasburgo, divenuta oggi definitiva, l’Italia ha un anno di tempo per trovare una soluzione al sovraffollamento carcerario e introdurre una procedura per risarcire i detenuti che ne sono stati vittime.

 

Le soluzioni ci sono: sono le 3 leggi di iniziativa popolare su cui stiamo raccogliendo le firme in tutta Italia.

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66mila reclusi, sovraffollamento, Italia 3/a in Ue. Almeno 20mila i posti in meno
I dati più recenti li ha riferiti qualche giorno fa al Senato il ministro della Giustizia Cancellieri. Sono quasi 66mila i detenuti nelle carceri italiane, molti di più dei posti disponibili. Circa 20mila (18.821) i reclusi in eccesso, secondo le cifre fornite dal ministro, ma contestate all’associazione Antigone, che parla di 30mila detenuti in più rispetto ai posti regolamentari. Numeri che rendono l’Italia il terzo Paese in Europa per carceri sovraffollate.
I dati resi noti dal ministro si riferiscono al 15 maggio 2013: 65.891 i detenuti rinchiusi nei 206 penitenziari italiani, di cui 24.691 in attesa di giudizio (indagati o imputati in custodia cautelare), 40.118 condannati e 1.176 internati. Un buon terzo (23mila) è costituito da stranieri.
Ma è sulla capienza regolamentare delle carceri che le cifre divergono: Cancellieri ha parlato di 47.040 posti; una cifra sovrastimata per Antigone, che qualche giorno fa ha fatto sapere di aver avuto conferma dall’amministrazione penitenziaria “che nelle carceri italiane ci sono circa ottomila posti letto regolamentari in meno rispetto ai 45.000 calcolati dal Dap”; numeri che porterebbero ad appena 37mila i posti realmente disponibili e cioè alla presenza di circa 180 detenuti ogni 100 posti letto (il doppio della Germania, dove la media è 92).
Una media più alta di quella rilevata dal Consiglio d’Europa, che all’inizio di questo mese ha diffuso un rapporto sul sovraffollamento carcerario nei 47 Paesi membri sulla base di dati del settembre 2011. L’Italia è terza, dopo Serbia e Grecia, con 147 detenuti ogni 100 posti effettivi. E occupa lo stesso posto, ma stavolta dopo Ucraina e Turchia, anche per numero di detenuti in attesa di primo giudizio: 14.140 su 67.104, cioè il 21% del totale.

Corleone (Garanti): modificare con decreto legge droga, così si ridurrebbe di 25mila persone popolazione reclusa
Modificare con decreto la legge sulla droga. Un intervento che in ‘pochissimo tempo’ consentirebbe di ridurre la popolazione carceraria di ’25mila persone’. Dopo il rigetto del ricorso dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo contro la sentenza che vincola il nostro Paese a trovare entro un anno soluzione al sovraffollamento carcerario, e’ questa la strada che il governo dovrebbe seguire secondo Francesco Corleone, Coordinatore dei garanti dei detenuti.
‘L’escamotage dell’Italia ha avuto la durata dello spazio di un mattino: il ricorso non e’ stato nemmeno dichiarato ammissibile, anche perche’ non ce n’erano le ragioni’ osserva Corleone, per il quale pero’ adesso ‘e’ importante che il governo dica cosa vuole fare. La via non puo’ essere un piano di edilizia straordinaria per la quale non ci sono ne’ i tempi ne’ le risorse, ma dev’essere una via politica’.
‘Indagini conoscitive sulle carceri sono inutili; il governo accolga le proposte di iniziativa popolare sulle carceri, parta dal documento della Commissione Giostra del Csm, ma soprattutto da un decreto legge per modificare la legge sulla droga’, e’ l’invito di Corleone, che e’ anche garante dei detenuti a Firenze. ‘Occorre abbassare le pene, distinguere tra droghe leggere e pesanti e rendere reato autonomo il fatto di lieve entita’; cosi’ tantissime persone non entrerebbero piu’ in carcere’. E non solo: il governo che e’ ‘inadempiente nell’attribuzione della delega sulle droghe per contrasto tra chi vuole mantenere l’assetto voluto da Giovanardi e chi vuole cambiare questa politica’, dovrebbe ‘cambiare anche le leggi criminogene, come la Cirielli sulla recidiva, la legge sull’immigrazione e le leggi speciali che impediscono l’accesso alle misure alternative ai tossicodipendenti e ad altre categorie di detenuti’.

Gonnella (Antigone): 30 mila detenuti di troppo, Italia torni a legalità
“Com’era prevedibile la Corte europea dei diritti dell’uomo ha rigettato il ricorso dell’Italia, solo dilatorio. Entro la fine di maggio del 2014 il Paese dovrà, dunque, tornare nella legalità interna e internazionale”. Così Patrizio Gonnella, presidente dell’ associazione Antigone, che si batte per i diritti nelle carceri, commenta la decisione della Corte europea. La Corte – aggiunge – ci dice che per assicurare il rispetto della dignità umana è necessario garantire in cella almeno tre metri quadrati a testa. Per riuscirci posto che nelle carceri italiane ci sono più di 66 mila detenuti per 37 mila posti regolamentari (oltre 8 mila sono infatti inutilizzabili perché in reparti chiusi) bisognerà liberare almeno 30 mila reclusi”. Ma non basta e per questo, aggiunge “da tempo portiamo avanti un pacchetto di proposte che chiediamo al Governo di adottare con un decreto legge essendoci i requisiti di necessità e urgenza”. “Si tratta di mettere mano – spiega Gonnella – alle leggi che producono carcerazione come quella sulle droghe, l’immigrazione, la recidiva e la custodia cautelare”. “Le proposte alla Camera e al Senato, dei due presidenti delle commissioni giustizia Palma e Ferranti sulla messa alla prova e la detenzione domiciliare – secondo Gonnella – sono di buon senso ma non spostano per nulla l’impatto numerico dei detenuti”. Infine, per Gonnella “sarebbe utile destinare quel che resta del piano carceri, circa 460 milioni di euro per un piano straordinario che favorisca l’applicazione delle misure alternative al carcere”.

Le Camere Penali: una vicenda tragicomica
“Se confermata – si legge in una nota dell’Ucpi, l’Unione delle camere penali italiane – questa notizia sarebbe il degno epilogo di una vicenda che potremmo definire tragicamente comica, se di mezzo non ci fossero i diritti delle migliaia di reclusi nelle vergognose prigioni italiane”.
“Con questo ricorso – si legge ancora – l’Italia sperava di rosicchiare qualche mese in più rispetto all’anno di tempo concesso dai giudici di Strasburgo per mettersi in regola e invece, dopo l’ennesima brutta figura, ci troviamo nuovamente a rincorrere avendo perso, da gennaio a oggi, mesi preziosi per riportare le nostre carceri nel perimetro della legalità”.
“È ora di finirla con la retorica pelosa delle buone intenzioni e di rimboccarsi le maniche sul serio: governo e parlamento devono affrontare il problema del carcere come ci impone la Corte europea dei diritti umani, senza immiserire la questione nella polvere dei calcoli politici”, concludono i penalisti.

Bernardini: l’Italia ha subito l’ennesima umiliazione in sede europea
“Come era ampiamente prevedibile, l’Italia ha subito l’ennesima umiliazione in sede europea. I cinque giudici della Grande Chambre chiamati a vagliare il ricorso dell’Italia avverso la sentenza Torreggiani ed altri, lo hanno dichiarato inammissibile”.
Hanno affermato in una nota Rita Bernardini, già deputata radicale, capolista delle liste Amnistia, Giustizia, Libertà alle scorse elezioni e Giuseppe Rossodivita, avvocato radicale difensore di due dei detenuti che si sono visti riconoscere il risarcimento della CEDU per “trattamenti inumani e degradanti”. “Ricordiamo che la Corte Edu, l’8 gennaio scorso, nel riconoscere il risarcimento ai sette detenuti, ha chiesto all’Italia, con una sentenza pilota, di rimuovere entro un anno le cause strutturali che generano trattamenti inumani e degradanti nei nostri istituti penitenziari (violazione sistematica dell’art. 3 della Convenzione – Cedu) – continua la nota dei pannelliani – L’Italia ha così rapinato cinque mesi in più per rientrare nella legalità che viola sistematicamente da decenni. Viagra in Italia: la tua disfunzione è ormai un ricordo del passato?
Si è comportata cioè come fanno certi imputati che guadagnano rinvii fino alla prescrizione del reato. Ma in questo caso non c’è la prescrizione. Non si possono prescrivere le torture alle quali sono sottoposte decine di migliaia di detenuti nelle nostre carceri”.

Di Giovan Paolo (Pd): ora approvare misure alternative (Agenparl)
“L’Italia ha già la soluzione a portata di mano per rispondere alle obiezioni del Consiglio d’Europa sul sovraffollamento carcerario: basterebbe approvare le misure alternative alla detenzione in carcere, un segno a questo punto di vera civiltà”. Lo afferma il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, presidente del Forum per la Sanità Penitenziaria.
“L’Europa ci impone di avere carceri un po’ più a dimensione umana – continua Di Giovan Paolo – È possibile agire in tempi relativamente brevi per portare la situazione a un livello di sostenibilità”.

Il Pdl: il parlamento agisca
“A prescindere dal rigetto del ricorso da parte della Corte europea sul sovraffollamento carcerario – si legge invece in una nota del vicepresidente dei senatori del Pdl Giuseppe Esposito – il Parlamento deve impegnarsi a varare il prima possibile una legge adeguata per il nostro Paese. Si è già perso troppo tempo nella scorsa legislatura, ora si faccia presto e bene con senso di responsabilità ma anche di umanità”.

Meloni (Fdi): risolvere questione carcerazione preventiva
“Il rigetto del ricorso italiano da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo trasforma l’emergenza carceri in assoluta priorità nazionale. Fratelli d’Italia ribadisce che per risolvere il problema è necessario partire dall’applicazione di pene alternative per i reati minori e risolvere l’annosa questione dell’abuso della carcerazione preventiva. Il detenuto può e deve diventare risorsa, nel rispetto della sua dignità e dei suoi diritti inalienabili. Si potrebbe perciò ipotizzare come regola lo svolgimento di lavori socialmente utili e limitare la restrizione della libertà personale a precise tipologie di reato. Quella che invece non sarà mai la soluzione è l’amnistia: dopo la decisione della Corte siamo purtroppo indotti a credere che qualcuno rilancerà questa proposta. E Fratelli d’Italia non voterà mai a favore un provvedimento che rimette in libertà i delinquenti e fa pagare ai cittadini l’incapacità e l’inadempienza dello Stato”. È quanto dichiara Giorgia Meloni, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia.

Fns Cisl: Cancellieri dia linee per soluzioni concrete (Agi)
“Sono alcuni anni che denunciamo come Fns Cisl l’emergenza in cui versano le carceri italiane e come sia necessario adottare provvedimenti di carattere eccezionale per deflazionare l’esorbitante numero di detenuti presenti nei vari istituti di pena. Il Ministro Cancellieri nell’incontro programmato di domani pomeriggio fornisca linee per l’ avvio di soluzioni concrete”. Lo dichiara Pompeo Mannone, Segretario Generale della Federazione Nazionale della Sicurezza della Cisl che rappresenta Polizia penitenziaria, Corpo Forestale e Vigili del Fuoco, commentando quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha rigettato il ricorso dell’Italia e confermato che dovrà entro un anno trovare una soluzione al sovraffollamento carcerario nonché risarcire i detenuti che ne sono stati vittime.
“Le carceri italiane – continua Mannone – dal punto di vista tecnico sono fuorilegge perché non rispettano il dettato costituzionale: il detenuto è privato della libertà ed anche della dignità e tali condizioni di cattività oltre a non recuperare il reo o il presunto tale, determinano situazioni di tensione che sfociano in reazioni forti le cui conseguenze le pagano gli agenti della polizia penitenziaria”.
“Occorrono reali e concrete misure alternative alla pena in carcere – conclude Mannone – intensificazione del lavoro carcerario, depenalizzazione dei reati minori, adeguamento degli organici della polizia penitenziaria, manutenzione e messa in sicurezza delle strutture penitenziarie ed anche nuove edificazioni per attenuare la condizione esplosiva negli istituti che con l’arrivo della stagione estiva raggiungerà il suo apice”.

Barani, determinazioni europee impongono interventi urgenti
“La conferma da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo della condanna all’Italia per le condizioni in cui versano i detenuti nelle strutture penitenziarie, costituisce un’ulteriore campanello d’allarme che impone di rivedere con urgenza non soltanto il sistema carcerario, bensì quello giudiziario nel suo complesso”.
Così il senatore Lucio Barani commenta la sentenza della Corte di Strasburgo che impone all’Italia di intervenire per migliorare le proprie strutture detentive. “Oltre ad i problemi di capienza e delle condizioni spesso degradanti dei detenuti, dovuti strettamente alla problematica dell’edilizia carceraria – prosegue Barani – è giunto infatti il momento di una seria riflessione tra tutte le forze politiche responsabili che porti ad una riforma sostanziale della giustizia nel Paese”. “Non si può continuare a far finta di ignorare che dietro le motivazioni con cui l’Europa oggi ci condanna vi sono anche un utilizzo frequentissimo dell’istituto della carcerazione preventiva ed un numero impressionante di detenuti in attesa di giudizio – aggiunge il senatore Pdl – nonostante le chiare indicazioni che fornisce la nostra Costituzione circa la contestazione della colpevolezza solamente con una condanna definitiva”. “Credo pertanto che Governo e Parlamento siano chiamati oggi più che mai ad intervenire con urgenza su una così tanto sentita ed al contempo degradante questione – conclude Barani – anche alla luce di un percorso teso al ridimensionamento della popolazione carceraria abbozzato già durante la scorsa legislatura”.

Ferranti (Pd), corte europea? Parlamento dia risposte immediate (Agenparl)
“Adesso che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha rigettato il ricorso dell’Italia urge una soluzione rapida ed efficace al gravissimo problema del sovraffollamento carcerario”. Lo dice il presidente della Commissione giustizia della Camera Donatella Ferranti in merito alla sentenza della Corte che da oggi diventa definitiva. “Abbiamo un anno di tempo per risolvere questa “indegna” situazione, questa è una vera priorità. Il sistema penale deve essere ispirato ai principi di rieducazione e umanizzazione secondo il dettato costituzionale.
In settimana in Commissione ci saranno audizioni sulle misure alternative e sulla messa alla prova per gli adulti. Norme che potrebbero avere comunque un’incidenza deflattiva rispetto al sovraffollamento e potrebbero ottenere un iter prioritario essendo già state approvate dalla Camera durante la scorsa legislatura. Inoltre giovedì avvieremo la discussione sulla riforma della custodia cautelare in carcere. Infatti più della metà dei detenuti è costituita da individui in attesa di giudizio. Dobbiamo contemperare l’esigenza di tutela del processo e della collettività da una parte e la libertà personale dell’imputato dall’altra. Il carcere deve essere, insomma, una misura da applicare come extrema ratio in presenza di una concreta e attuale pericolosità sociale. Gli ultimissimi fatti di cronaca – ha aggiunto – ci dimostrano che la situazione nei penitenziari è ormai disastrosa sia per i detenuti che per gli agenti di polizia penitenziaria”.

Molteni (Lnp): sentenza corte europea è fallimento politiche emergenziali
Il rigetto del ricorso dell’Italia contro la sentenza della Corte Europea è la rappresentazione plastica del fallimento di tutte le politiche emergenziali adottate in questi anni che, oltre ad arrecare danni, non hanno portato ad alcun risultato. Abbiamo un anno di tempo per risolvere la situazione in maniera organica e ci auguriamo di non trovarci ancora una volta di fronte a soluzioni tampone quali il provvedimento “salva delinquenti” o “pene alternative”, che si sono rivelate pericolose e del tutto vane. La problematica va affrontata con serietà e lungimiranza e, per farlo, non si può prescindere dalla realizzazione di nuove carceri e dal compimento di accordi bilaterali tra stati così che i detenuti stranieri possano scontare la pena nei rispettivi Paesi d’origine. L’emergenza carceri non può essere arginata con provvedimenti d’urgenza, occasionali o tampone ma con soluzioni organiche”.
Lo dichiara Nicola Molteni, capogruppo in Commissione giustizia a Montecitorio per la Lega Nord, commentando la notizia della Corte Europea dei diritti dell’uomo che ha rigettato il ricorso dell’Italia e ha confermato che entro un anno si dovrà trovare una soluzione al sovraffollamento carcerario e risarcire i detenuti che ne sono stati vittime.

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